Una Serata Diversa

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Non ho mai avuto niente di serio con la mia migliore amica, anche se ne apprezzavo molto il modo di vestire e i suoi abbinamenti. Poche volte l’avevo vista elegante se non in foto, in particolare in una in cui aveva un vestitino bianco e collant color carne; oppure un’altra volta in tubino nero e calze nere della Bolero 20 denari. Speravo di incontrarla di nuovo così vestita quando andai a farle gli auguri di Natale qualche anno fa. La mia richiesta fu esaudita. Quando arrivai a casa sua, si presentò in un look total black con vestito, calze e tacchi neri.

-Che eleganza!- esclamai io appena la vidi. -Grazie!- rispose lei. -Purtroppo mi è saltata un’uscita con alcuni miei amici e non ho avuto il tempo di cambiarmi. Dai, siediti, che tanto sono da sola e non c’è nessuno!- Non mi feci ripetere due volte quell’invito. Mi sedetti ad un’estremità del divano. Lei, presa una copertina, all’altra.

Si tolse i tacchi. Si sistemò la coperta sulle gambe e si accomodò meglio sul divano. -Se vuoi puoi stendere le gambe su di me- le dissi. -No, non ti preoccupare, non voglio darti fastidio- rispose lei. -Non mi dai nessun fastidio- -No, non ti preoccupare- -Sicura?- -Si, si- -Almeno sei più comoda- -Se proprio insisti…- Allungò le gambe su di me. Mi ritrovai i suoi piedi sui mie genitali. Quel contatto ingrossò il mio membro che subito si detestò. Cercai di non mostrarlo, ma mentre si sistemava meglio, i suoi piedi si muovevano frettolosamente su di lui stimolandolo ulteriormente.

Inoltre le sue gambe strusciarono l’un l’altra emettendo un piacevole rumore di nylon. Una volta trovata la posizione più comoda, si sdraiò poggiando la testa su un cuscino dall’altra parte del divano e si risistemò di nuovo la coperta sulle gambe, coprendo anche i piedi che stavano su di me. Ci fu del silenzio. Per non destare sospetti misi in mezzo un argomento di discussione. Fortunatamente ne trovai uno nonostante sentissi pulsare in mezzo alle gambe. Mentre lei parlava, senza farmi notare, misi una mano sotto la coperta e la portai all’altezza del membro dove sicuramente avrei trovato ciò che mi interessava. Di fatto, lo trovai: i suoi piedi morbidi velati da calze. In maniera molto timida ne sfiorai uno. Lei non se ne accorse. Continuava a parlare. Presi coraggio e toccai di più quel morbido tessuto di nylon. Lei mosse leggermente i piedi sul mio pacco sfregando il tessuto in nylon. L’eccitazione crebbe. Avevo paura di osare di più temendo che lei se ne accorgesse, ma dovevo farlo per necessità.

Con tutta la mano presi i suoi piedi e cominciai ad accarezzarli. Se ne accorse interrompendo il discorso e mi disse ridendo: -Fai il solletico!- -Scusa, non l’ho fatto a posta…- Rise. Appena ebbe finito, riprese a parlare. Nel frattempo i miei movimenti sulle sue gambe divennero più audaci ed esperti. Iniziai a risalire la gamba, accarezzandole il polpaccio e la coscia, passando più volte sullo stesso punto. Il nylon di quelle calze era morbido, vellutato, setoso. Più lo toccavo e più l’eccitazione cresceva. In mezzo alle gambe avevo un membro pronto ad esplodere e a inondare quelle calze nere velate se ce ne fosse stato bisogno. Lei forse se n’era accorta, ma al momento non diceva nulla, continuava a parlare. D’un tratto arrivai all’interno coscia e lei sobbalzò. I suoi piedi si mossero sul mio basso ventre. -Che c’è?!- dissi io preoccupandomi di essere stato scoperto.

Non rispose. Arrossì e sgranó gli occhi trattenendo un gemito. Continuai in quella pratica già avviata. Lei iniziò a mordersi il labbro inferiore in segno di piacere, mentre con le mani arrivai al cavallo di quelle fantastiche calze nere. Per ricambiare, lei incominciò a sfregare i suoi piedi sul mio membro in erezione. Lo faceva sempre più veloce e decisa. A quel punto decisi di estrarlo: aprii la cerniera del jeans, abbassai la mutanda e estrassi il mio membro turgido. Lo prese subito con i piedi e cominciò a segarmi decisa. Mi piaceva quel gioco di complicità, in cui lei faceva assaggiare al mio pene il morbido del suo nylon ed io le accarezzavo le gambe in calze tirandole anche con dei piccoli pizzicotti. Avrei voluto strappargliele per eccitarmi di più, ma preferii lasciar perdere perché stava comunque facendo un buon lavoro. -Ti piace?- mi chiese d’un tratto. -Ovvio che si!- risposi mentre godevo beato. -Sono vellutate queste calze-

-Lo so, sono avvolgenti e setose. Le ho prese in prestito da mia mamma- -Tua mamma se n’è intende vedo!- -Penso siano Pompea, lei usa spesso quelle- -Anche quelle color carne, da come ricordo- -Sí, ma io le preferisco nere- Non terminò la frase che con un gesto deciso mi abbassò la cappella e io schizzai tutto bagnandole quelle velatissime calze nere. Raccolse tutto lo sperma uscito e se ne bagnò i piedi. -Ne avevi molto- mi disse. -Spero ti sia piaciuto almeno- -Troppo- risposi io. -Grazie del regalo- rispose lei mentre si sistemava e rimetteva i tacchi. -Vado a cambiarmi un attimo- Si alzò e andò nell’altra stanza, mentre io rimanevo con sguardo beato sul divano godendo ancora per quella sega in collant.

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