La Mamma Di Martina

E’ successo un pò di tempo fa, febbraio se non erro ma lo racconto solo ora perché…. perché me lo avete chiesto;
Come tutte le mattine porto il pupo all’asilo e vedo, incontro principalmente mamme che accompagnano i figlioletti e alcune di loro poi, proseguono le chiacchiere al bar davanti a un cappuccino.
Lei no.
Schiva, taciturna, con la faccia da “santarellina” sempre tirata da urlo, anche se rotondetta, in inglese la si definirebbe una chubby.
Scopo solo dopo un pò che è la mamma di Martina.. “la morosetta” di mio figlio (ah ah tale padre…) e lo scopro perché una mattina è lei ad avvicinarmi:
“scusi” mi permette una parola?” richiamando la mia attenzione;
“e ci mancherebbe!” dico io fermandomi
“Salve, ciao, beh diamoci de tu, sono Roberta, la mamma di Martina, è nella stessa classe di tuo figlio”
“ti dispiacerebbe se oggi all’uscita lo portassi a giocare a casa con Martina? è da un pò che me lo chiede”
e io
“se non è di disturbo, molto volentieri!” ribatto
“ma figurati”, anzi dice lei, “lo riporto per le sette?”
io, mi ero leggermente perso nell’ammirarla e quasi non avevo sentito, “si si ok” rispondo distrattamente e osservo quel pezzo di donna, fino a 5 minuti prima misterioso e sconosciuto allontanarsi con movenze da pantera.
Inizia così una “amicizia”, fatta di saluti mattutini ai cancelli dell’asilo, a qualche caffè volante nel bar poco distante.
Qualche confidenza, qualche parola, qualche chiacchiera.
Lei sempre impeccabile, in gonna o in pantalone, sempre raffinata equilibrata, ma fuori posto, sembra tanto una di quelle con la puzza sotto il naso che se la tira, tant’è che molte altre mamme la snobbano.
Quel mercoledì, proprio non ne avevo, non ne avevo per nessuno, zero voglia di lavorare, zero voglia di rispondere al telefono (che già alle 8 fi mattina era incandescente), zero voglia di tutto ciò che non fosse libertà e leggiadria.
“brutta giornata?” mi sento apostrofare da dietro;
“si, direi che non si preannuncia nulla id buono” rispondo io senza voltarmi ma riconoscendo la voce…
Volto la testa e senza ben averi pianificato nulla le dico: “scappi con me oggi?” a metà tra il serio e la battuta scherzosa, venuta fuori così senza ante ne parte, ma che con il seno di poi, lascia ampia libertà di movimento nella gestione della situazione!
“cosa proponi” mi dice lei
due minuti di silenzio, giusto a raccogliere le idee e a trovare qualcosa d interessante, che tuttavia mi balenava per la testa
“quanto tempo hai?” le chiedi
“beh posso liberarmi fino alle 5 di oggi pomeriggio!!” risponde con una risata, convinta che il mio fosse un gioco di provocazioni fine a se stesso, e che non avrebbe portato a nulla!
“OK, incalzo, parcheggia da qualche parte e sali con me, si parte!”
“hei” fermo fermo, fai sul serio?”
“certo!, che credi!”
Sbrigati dei convenevoli, fatte telefonate per prepararsi il terreno, parcheggiato l’auto in un luogo anonimo, sale, e ci dirigiamo in direzione lago.
E’ una metà che amo particolarmente, in compagnia e non, ma ovvio in compagnia ha una sapore… diverso, unico.
In auto parliamo, del più e del meno, di figli, difficoltà, lavoro, e chi più ne ha più ne metta, come se fossimo due vecchi amici, e mi rendo conto che lei è molto più alla mano di quel che sembra.
Mi racconta di essere sposata da più di 10 anni, Martina è la figlia più piccola, matrimonio sereno ma non al top, mi dice di avere un amante fisso, della quale si sta stancando poichè anche li la routine stava per prendere il sopravvento.
e io:
“amante fisso? , tu?” “che sembri integerrima, irraggiungibile?”, che poi “lo racconti a me?”
e lei: l’apparenza inganna e non sono stupida, sorride
uno che mi carica in auto di mercoledì mattina, è abbastanza ovvio sia, un pò sgamato, e indossa gli occhiali da sole.
Arriviamo a Desenzano, e ci fermiamo in un bar nel lungo lago a fare colazione, poca gente, freddo ma non pungente, facciamo 4 passi e mi dice, e ora? che si fa? come la più sgamata delle donne
Senza dire altro, la prendo per mano, la porto verso l’auto, la faccio salire e di picchiata mi dirigo verso un motel della zona che conosco, molto carino e molto discreto.
Le chiedo il documento, prendo la stanza, parcheggio davanti alla porta ed entriamo.
Chiudiamo la porta dietro di noi e le nostre lingue si stanno intrecciando nella penombra della stanza, in piedi avvinghiati in una foga tremenda, senza respiro.
Non ho fatto a tempo a inserire la tessera magnetica nell’alloggiamento e rimaniamo nel buio più completo, ancora vestiti, impegnati in un bacio lunghissimo.
senza staccare le lingue iniziamo a spogliarci via il mio maglione, via la sua giacchettina, via la mia camicia, giù la sua gonna
rimane in camicia, intimo e collant, si esatto in collant.
mi sfilo in velocità scarpe e calzini, per inginocchiarmi di fronte a lei e srotolare con delicatezza i collant… (una vita che non lo facevo!), ha il suo fascino farlo eh
mi fa alzare, si inginocchia a sua volta, abbassa i jeans e i boxer e fa apparire il mio sesso… eccitato dalla situazione
penombra vedo poco, per non dire nulla
ma sento il calore delle sue labbra avvolgermi
E’ un pompino insolito, avvolgente, lento, immenso, conturbante.
Che labbra soffici, che bocca profonda, che movimenti delicati, non vedo, ma sento, e sento le labbra, la lingua, i suoi sussulti.
Le prendo la testa… la fermo, la situazione, l’eccitazione mi avrebbe fatto venire di li a poco.
la alzo, le silo il reggiseno rimanendo in piedi assaggio i suoi capezzoli, molto molto grandi, molto molto pronunciati, ed incredibilmente duri e sensibili
a ogni passaggio di lingua, sento un gemito, così, oso un pò di più e mordicchio, ora appena appena ora più intensamente.
scopro che il suo punto g, è il seno più lo lecchi, più lo succhi, più lo mordicchi e più si eccita, più si bagna, più si lascia andare.
l’ho fatta stendere sul letto, ancora da disfare.. per toglierle le mutandine, una brasiliana color carne;
sfilo e cosa mi appare? una intimità pelosa, pelosa e incolta, all’opposto di quello che la Roberta fa apparire.
Mi butto in mezzo a quella foresta per dare una grandiosa leccata ma.. con la mano mi ferma
“non mi piace” mi dice con voce ferma;
non mi piace essere leccata, scopami;
ammetto di essere rimesto un pò spiazzato dall’affermazione, ma qualche secondo, riordino le idee, e piazzo la cappella del mio cazzo davanti a quella folta peluria, appoggio le sue gambe sulle mie spalle, e con un colpo secco le sono dentro.
è bagnatissima davvero molto bagnata scivolo avanti e indietro senza problemi;
passano lunghi minuti alla missionaria, con lei a gambe spalancate sulle mie spalle in un continuo gemito.
Con un filo di voce, mi dice “voglio venirti sopra”
così con un colpo di reni mi lancio da parte del letto e mi stendo di schiena;
mi salta letteralmente sopra, si impala sul mio uccello bagnato dei suoi umori e affonda su di esso, con le sue tettone che penzolanti sono ad altezza della mia faccia, nulla di meglio.
lei detta il tempo, e io ogni volta che si avvicina succhio i capezzoli.
questa danza non dura molto, sento l’orgasmo salire…
la avviso…
Roberta, guarda che…
e lei:
“si anche io, godiamo assieme”
appoggia le mani alle spalle, chiude gli occhi, getta indietro la testa, e di bacino, aumenta il ritmo;
uno, due, tre , quattro, cinque volte e il piacere sta per esplodere, cerco di resistere, ma, le unghie sue piantate sulle mie spalle, mi fanno lascia andare
un primo fiotto di sperma caldo le schizza dentro;
apre gli occhi sbarrati, l’orgasmo la invade
il secondo fiotto
ulula
il terzo
si chiana verso di me, mi stringe, mi bacia, veniamo assieme e rimaniamo li, qualche lunghissimo minuto.
Senza proferir parola si alza, si mette a gattoni, si gira verso il mio uccello impiastricciato e barzotto, lo accarezza e si china a leccarlo;
lo fa con una tale cura, una tale devozione, un tale stile che da subito cenni di ripresa..
ma appena vede che il cazzo si inturgidisce, smette e viene a sdraiarsi al mio fianco.
e parliamo un pò… nessuno dei due si aspettava una giornata con un tal risvolto;
è poco più che mezzogiorno, doccia veloce, ci rivestiamo, e andiamo a pranzo. conosco un localino poco frequentato dove mangiare un pò di pesce.
il vinello bianco fresco, fa perdere ancor più i freni inibitori di entrambi (se mai ce ne fossero stati) e ci affrettiamo a finire il pranzo.
Il percorso verso l’auto è stato un tutt’uno di baci, carezze, sfioramenti.
le “cazzatine” da fidanzatini, che io adoro, che fanno sentire che il gioco è desiderato, piacevole e voluto, non meccanico e dovuto.
saliamo in macchina, mi apre i jeans, tira fuori il cazzo, e inizia a succhiarlo…avidamente, senza sosta e lo fa ininterrottamente fino davanti alla porta della camera.
In un lampo scendiamo, nemmeno mi ricompongo, con il cazzo al vento scendo, infilo la porta ed entro.
stavolta la chiave elettronica la infilo, voglio la luce, voglio vederla, e vederla bene
la spingo contro il tavolino
appoggia le mani
alzo la gonna, abbasso collant e brasiliana e la infilo così a pecora
mentre la scopo, mi spoglio e la spoglio (per quel che si riesce) il ritmo è forsennato, sempre più forte
sempre più profondo.
le alzo una gamba, la sinistra, e continuo
la foga e la passione, sarà andata avanti per una ventina di minuti credo, e io stavo per venire
volevo mi assaggiasse
mi fermo, le chiedo di inginocchiarsi, mezza nuda, mezza vestita io con i pantaloni a mezza gamba
glielo appoggio in bocca
glielo struscio
mi masturbo
guardami
guardami e toccati
un sottile gioco, mentale e fisico, la masturbazione dell’uno per l’altro;
lei con due dita
io con foga immensa
“apri la bocca” la aprostrofo, e le vengo dentro senza una parola di più
per poi limonarla di gusto a mischiare il mio e il suo sapore.
doccia assieme e via verso casa
non è più successo nulla, ma, è solo questione di tempo
evviva febbraio

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