I collant di mia sorella

Quel giorno ero rientrato a casa prima del previsto, le lezioni erano finite in anticipo, quest’anno, con la maturità, i professori ci lasciano più liberi. 
Evidentemente non feci rumore perché, quando entrai in salotto vidi la scena più eccitante e sconvolgente della mia vita: mia sorella comodamente accovacciata in poltrona, seminuda con indosso solo un paio di collant, dentro i quali la sua mano, proprio in mezzo alle gambe, si muoveva ritmicamente.
Aveva gli occhi socchiusi e, notai per la prima volta, che era proprio una bella donna. Avrei dovuto far finta di niente e, senza far rumore, allontanarmi; ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena imbarazzante ed eccitante insieme.
“Ciccio sei qui?” era sorpresa ma niente affatto imbarazzata “è molto che sei arrivato?” La sua mano era sempre dentro i collant, ferma però.
“Non sai che non si spiano le signore” mi guardava con un sorrisetto malizioso “specie quando fanno certe cose” 
“Mi dispiace… Non sapevo…” non riuscivo ad inventare niente di sensato.
“Dai non fare così, non è successo niente di che. Davo libero sfogo alle mie voglie, come fai tu del resto.”
“Ma che dici…”
“Dai Ciccio so bene cosa fai quando ti chiudi in camera tua. Non c’è niente di male sai lo fanno tutti, e poi mica puoi andare in giro con la patta dei pantaloni che ti scoppia, come adesso” il suo sguardo era fisso all’altezza del mio uccello che solo adesso mi rendevo conto che stava per esplodere.
Scoppiammo ridere tutti e due. “Facciamo così, io finisco quello che stavo facendo e tu, se vuoi, puoi toglierti quei jeans e dare libero sfogo al tuo uccellino”

No credevo alle mie orecchie, mia sorella mi stava proponendo di masturbarmi insieme con lei. Non stetti a pensarci due volte, mi sfilai pantaloni e boxer insieme e cominciai massaggiarmi l’uccello. Lei sorridendo ricominciò a muovere la sua mano ed in breve fummo preda dell’orgasmo.
Quando ci fummo ripresi ci rimettemmo in ordine alla meno peggio. Mia sorella si accese una sigaretta e n’offrì una anche a me. “Tanto lo so che fumi” la presi con un sorrisetto complice ricambiato da mia sorella.
Mentre fumavamo mi soffermai ad osservarla meglio, più grande di me di quasi dieci anni, dispettosa e prepotente, era diventata proprio una gran figa.
“Perché i collant?” le chiesi all’improvviso
“Perchè cosa?”
“Sì i collant. Perché li hai addosso. Non stavi più comoda senza?”
Perché mi piacciono, li porto sempre senza slip, mi piace il contatto del nylon sulla pelle, specie nelle parti più sensibili. Mi procurano un’eccitazione continua, poi quando non ne posso più… beh l’hai visto…”
“Non l’avrei mai immaginato”
“Uh sono tante le cose che non immagini”.

Quella sera, mentre mi preparavo per andare a letto, venne in camera mia e mi getto un paio di collant sul letto.
“Tieni, ti faccio un piccolo regalo. Sono quelli che indossavo oggi. Prova a strofinarli sulle tue parti delicate, vedrai che ti piacerà.”
Presi i collant e me li portai al viso, erano ancora umidi, il ricordo di quanto successo nel pomeriggio mi procurò un’erezione. Mi spogliai e mi sdraiai sul letto, presi i collant e iniziai a sfiorarmi delicatamente. Il contatto del nylon sulla pelle mi provocava brividi di piacere, quando non ce la feci più a resistere li avvolsi intorno all’uccello e cominciai a menarmelo furiosamente.
Non parlammo più dell’accaduto anche se io continuavo a pensarci continuamente, oltretutto mia sorella girava per casa con solo i collant e una camicia semi sbottonata. Una sera, eravamo seduti uno di fronte all’altro in salotto, mia sorella ritornò sull’argomento. 
“Hai fatto buon uso del mio regalino?” 
“Si, l’ho apprezzato molto. Avevi ragione sull’effetto che ha il nylon sulla pelle, specie in certe zone…” 
“Dai raccontami cosa hai fatto”

Le raccontai per filo e per segno le mie prodezze e mentre le raccontavo sentivo indurirsi l’uccello. Sapevo che la cosa non sarebbe sfuggita a mia sorella e, infatti, poco dopo il suo piede si appoggiò sulla patta dei pantaloni e inizio un massaggio lento ed inequivocabile.
Mi slacciai i pantaloni e lo tirai fuori, il suo piede allora iniziò a giocare con la punta infuocata accelerando e diminuendo il ritmo finché non fui travolto dall’orgasmo allora, il suo piede lo schiacciò con forza contro la pancia facendo schizzare fuori lo sperma in lunghi fiotti.
“Bene Ciccio” fece mia sorella “domani pomeriggio non pendere impegni, devi accompagnarmi in un posto.”
“Dove dobbiamo andare?” 
“Vedrai domani” mi rispose alzandosi e dopo avermi baciato sulle labbra se n’andò in camera sua.
Il giorno dopo come promesso uscimmo e andammo in centro, dopo aver girato un po’ per negozi entrammo in uno di biancheria intima.
Era un ambiente molto raffinato, un paio di clienti stavano curiosando fra gli articoli esposti.

Mia sorella doveva essere una cliente conosciuta perché la commessa appena la vide le venne subito incontro salutandola per nome.
Mia sorella si fece portare un bel campionario di calze e collant e iniziò a saggiarne la trama con evidente compiacimento.
Ne acquistò una decina di paia e prima di uscire chiese alla commessa se poteva indossarne un paio. Ci dirigemmo verso uno stanzino prova.
“Resta qui fuori di guardia” mi chiese mia sorella entrando e tirando la tenda. Non credo che fu per caso che lasciasse un ampio spiraglio che mi permetteva di vedere cosa tesse facendo.
Si sfilò la gonna, notai subito che non portava mutandine, si sfilò i collant lentamente, poi scelse con cura quale indossare e lo fece molto lentamente facendo aderire con cura il nylon in mezzo alle gambe.
Mentre si rivestiva la mia erezione, otre che evidente stava diventando dolorosa, l’uccello premeva contro i jeans.
Ero eccitato ed imbarazzato, sapevo che la commessa non avrebbe potuto fare ameno di notare il mio stato, infatti, mentre mia sorella pagava e salutava mi guardò divertita.
“Sbrighiamoci ad andare a casa” supplicai “non resisto un minuto di più”.
“Già, ho notato come mi spiavi e l’effetto che ti fatto” mi rispose divertita.
Una volta a casa mi sbottonai i pantaloni e stavo per toglierli quando mi sorella mi chiamò in camera sua.
“Voglio che provi una cosa” mi disse.
“Cos’hai in mente?”
“Infilati questi” disse porgendomi un paio di collant.
” Ma sono da donna…”

“Scemo. Certo che sono da donna, ma mica devi andarci in giro. Voglio solo farti sentire che sensazione si prova ad averli indosso”
Mi lasciai convincere. Mi spogliai e con il suo aiuto infilai i collant.
Erano molto stretti e provai una sensazione molto strana, i maneggiamenti di mia sorella per infilarli mi avevano riacutizzato l’erezione. Ora il mio uccello era compresso dentro una gabbia di nylon.
“Ora alzati e comincia a camminare”. Mi alzai dal letto e feci alcuni passi, il tessuto aderente mi massaggiava l’uccello, era un massaggio leggero ma continuo. Avevo una voglia pazza di agguantare l’uccello e porre fine a quella tortura, ma lei mi precedette. “Non ti toccare, lascia che l’eccitazione cresca fino al limite massimo”.
Resistetti altri cinque minuti poi non ce la feci più “Basta. Devo venire, non resisto più” dissi cercando di sfilarmi i collant.
“Aspetta faccio io” mi disse inginocchiandosi di fronte a me, fece aderire bene il tessuto al mio uccello e iniziò a leccarlo e mordicchiarlo fino a che un fiume di sperma inondò la mia pancia e la sua bocca.
Per poco non persi i sensi, Mi adagia sul letto mentre mia sorella mi sfilava i collant.
“Questi li tengo io” mi disse “In ricordo di questo pomeriggio”.
Ero sfinito e per la prima volta vi venne da pensare a com’era cambiato il rapporto fra me e mia sorella in poco più di una settimana.
Non riuscivo a credere che saremmo arrivati a questo punto, non sapevo neanche se fosse giusto o no, Eravamo governati dalla libidine, il confine tra bene e male era completamente saltato. Ero ossessionato da una sola idea: scoparmela. Una parte di me era spaventata dalla cosa ma l’altra, quella che ormai governava i nostri rapporti, era più che decisa a farlo.
Persi ogni scrupolo dopo che mia sorella con la scusa di avere un mio consiglio su non so più quale abbinamento mi portò in camera e, con indosso i soli collant, cominciò a sculettarmi attorno. Persi ogni remora, mi spogliai e coll’uccello bene in erezione l’abbracciai da dietro.
“Ciccio, cosa fai?… Non puoi più resistere?…” 
“Ti voglio. “

“Questo l’ho capito, ma non come vorresti tu” Si girò verso di me e mi baciò sulle labbra, con la mano intanto aveva afferrato il mio membro e se lo era fatto scivolare fra le gambe.
Sentivo la sua figa bagnata sotto il nylon fra le contrazioni dei muscoli delle sue cosce, le afferrai un capezzolo con i denti facendola urlare non so se di dolore o di piacere o tutt’e due.
I nostri movimenti divennero frenetici fino a che non le inondai le gambe di sperma.
Ero felice e frustrato nello stesso tempo, era stato bello ma non ero appagato, volevo averla alla mia mercé, volevo scoparla ad ogni costo.
Decisi di tentare il tutto per tutto, e una sera entrai in camera sua, come immaginavo era sul letto nella solita tenuta, mi sedetti accanto a lei, ci guardammo negli occhi.
“Questa volta voglio proporti io un gioco” le dissi 
“Cosa avresti in mente” era eccitata, si capiva dal tono della voce.
“Stai a vedere” dissi prendendo dei collant dal cassetto.
Le presi una mano e con un collant la legai ad una sbarra del letto, poi legai l’altra mano.
Era in balia delle mie voglie, mi spogliai, le afferrai un capezzolo con le dita mentre con l’altra mano l’accarezzavo in mezzo alle gambe.
Si contorceva di piacere, i suoi umori avevano reso il collant morbido e scivoloso.
Tuffai la mia bocca fra le sue gambe, la mia lingua cercava il suo clitoride e le spingeva il nylon dentro la figa. Afferrai una sporgenza della cucitura dei collant con i denti e li lacerai, adesso la mia lingua era a diretto contatto con la sua pelle, sentivo tutto il suo sapore nella mia bocca.
MI tirai su e, guardandola dritta negli occhi glielo infiali dentro mentre i suoi talloni martellavano i miei glutei accelerando il ritmo fino all’orgasmo.
Mi accasciai su di lei finalmente felice.
“Ciccio sei stato fantastico” mi sussurrò all’orecchio “Ora scioglimi e la prossima volta sarò io a legare te “.

Rispondi